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Attenti non dobbiamo mollare troppo presto!

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L’epidemia: Finita la prima fase del contagio c’è una tregua al termine della quale segue sempre una seconda ondata.

Il dopo Ora abbiamo l’occasione per acquisire consapevolezza della necessità di investire in formazione e ricerca.

Prepariamoci. La storia delle epidemie insegna che il momento critico è quello in cui i decessi iniziano a diminuire, l’autorità pubblica si compiace per lo scampato pericolo, la tensione si allenta e molte persone pensano che sia giunta l’ora di tornare alla vita precedente. Ogni volta, dalla «peste» di Atene nel V secolo a.C. a quella “antoniana” del 165 d.C. alla “morte nera” del Trecento, all’epidemia del 1630 descritta da Alessandro Manzoni, fino alla «spagnola» che accompagnò la fine della Prima Guerra Mondiale causando un numero di morti superiore a quello del conflitto, sempre, dicevamo, la prima fase del contagio si è conclusa con una tregua di qualche settimana al termine della quale è seguita una se-conda ondata virale, talvolta più aggressiva della prece-dente. E in quel momento, quello della diminuzione dei morti e della successiva «tregua», che si vede se c’è una classe dirigente all’altezza del-la situazione o se invece, come spesso è accaduto nei se-coli passati, al timone ci sono capi in cerca di popolarità i quali, per assecondare la voglia generale di rilassamento, concedono l’agognata libertà. Una libertà di muoversi che, a ogni evidenza, può consenti-re ripresa e nuova diffusione di un virus di cui, tra l’altro, si sa ancora pochissimo.

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